Perché “La Via del T’ai Chi” e non “La Via del Taiji”
L'origine del nome della nostra Associazione
Torno al lontano 1989 quando, insieme ad altre persone a me vicine, dovevo scegliere un nome per l’Associazione che stava per nascere. Pensavamo inizialmente ad un nome che si rifacesse al Taoismo, che evocasse qualcosa di naturale, di fluido, di morbido. In un primo momento si pensò “La Via dell’acqua che scorre”. L’acqua che, come spesso dico, è il nostro primo maestro.
Subito dopo pensammo al simbolo Taiji (o Tao come viene comunemente e anche impropriamente chiamato).
T’ai Chi ( Taiji ) è traducibile come «Supremo Fondamento» e la parola T’ai Chi non è la diminuzione di T’ai Chi Chuan ( Taiji Quan ) come spesso si intende.
Il T’ai Chi (o meglio il Taiji ) è il famoso diagramma Yin-Yang: un cerchio suddiviso da un’onda in un campo chiaro (Yang) e in un campo scuro (Yin). Yin e Yang sono i due fondamentali principi complementari che si manifestano nelle dualità di ricettivo e attivo, oscuro e luminoso, morbido e duro, femminile e maschile, eccetera. Sono, per la tradizione cinese e non solo, le due forze fondamentali dell’universo.
Questo simbolo si pensa sia nato proprio dall’osservazione dell’acqua che gira e a volte lo si descrive parlando appunto dell’onda bianca e dell’onda scura, oppure di due gocce che si rincorrono. Molto spesso in Cina viene disegnato o rappresentato anche con due pesci di diverso colore che girano in cerchio e che sembrano giocare tra loro come per acchiapparsi: quindi l’alternarsi delle componenti Yin e Yang.
L’idea di “La Via”, partendo da “La Via dell’acqua che scorre”, è rimasta
L’idea di “La Via”, partendo da “La Via dell’acqua che scorre”, è rimasta: volevo con questo nome tracciare un percorso, un cammino per arrivare a qualcosa, anche se inizialmente non era ancora del tutto chiaro o definito dove si volesse andare. Le dinamiche di Yin e Yang mi avvincevano e mi attiravano, allora quanto oggi dopo tanti anni. Rendermi conto che con la conoscenza dello Yin e dello Yang è possibile regolare il nostro stato di salute a qualsiasi livello (mentale e fisico: ancora Yin e Yang...) e il nostro stesso stare con gli altri (cosa a cui sempre meno possiamo sottrarci) mi portava verso il T’ai Chi. E qui non come diminutivo di T’ai Chi Chuan, ma proprio come T’ai Chi (o Tao), quindi alla ricerca del massimo equilibrio delle componenti Yin e Yang.
Il Taiji Quan è invece un’altra cosa, ovvero un’arte marziale basata sull’alternanza di Yin e di Yang. Oggi un percorso di pratica molto importante per la sua doppia azione di mantenimento e miglioramento del nostro benessere, sia fisico che mentale. E non solo.
Nei miei video e nei miei articoli è anche mia intenzione presentare la scuola e il mio modo di fare e di vivere il Taiji Quan, cercando di presentarti questo meraviglioso mondo con un linguaggio che aiuti alla comprensione dell’arte e anche de «La Via del T’ai Chi».
Allora forse ti chiederai perché nel nome della nostra Associazione "La Via del T'ai Chi" la parola “T’ai Chi” è stata scritta diversamente dal sistema pinyin citato nel mio articolo: “Cosa vuol dire Taiji Quan?”
Semplicemente perché fu la prima trascrizione dal carattere cinese T'ai Chi che mi capitò di vedere.
Da allora continuai a scrivere "La Via del T'ai Chi" nello stesso modo in cui lo vidi scritto la prima volta, compreso l’apostrofo.
Questo metodo di trascrizione, così come quello che molte volte troverai scritto tra parentesi, è stato il più usato nei paesi di lingua inglese e, in molti casi, risulta più facile da leggere anche per noi italiani (es. Tan Tien o Chi Kung).
In linea di massima, tranne qualche eccezione, in tutti i miei articoli o post nei social mi sono attenuto alla nuova trascrizione che, per quanto introdotta in Cina dal 1978 e a livello internazionale nel 1982, non è ancora completamente entrata nell'uso internazionale. Oltre al fatto che esiste una vasta letteratura scritta in precedenza e sicuramente ancora molto interessante!